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Il culo aperto di mia cognata


di AriannaeDioniso
18.09.2024    |    269    |    4 9.3
"Ma mentre lui parlava, io pensavo solo a una cosa: come portare a letto Roberta..."
Non so se hai mai provato quella sensazione, quando tutto quello che davi per certo si capovolge, crolla su se stesso come un castello di carte e ti lascia lì, in piedi, con l’unico desiderio di affondare i denti nella carne più proibita. Io l’ho provata. L’ho provata quando ho scoperto che mia cognata, Roberta, quella donna che per anni mi ha fatto battere il cuore e fremere di desiderio, fa la escort. E, come se non bastasse, è bisessuale. Ha clienti donne. E lì, in quel preciso momento, l’idea ha cominciato a farsi strada nella mia testa. La volevo. La volevo da quando ho messo piede in quella casa per la prima volta e ho incontrato Alessandro, il suo unico fratello, ora mio marito. Ma chi se ne frega di Alessandro. Non sono certo qui a parlare di quel cornuto. Sono qui a parlarti della mia ossessione. Roberta…

Roberta, con la pelle chiara, quasi pallida, che contrasta con i suoi capelli neri, lisci e spessi, che sembrano tagliare l'aria quando si muove. Il corpo è quello di una donna che sa come usarlo, niente di esagerato ma tutto al punto giusto. Il seno, generoso, ma non troppo. Le gambe lunghe, solide, con muscoli che sembravano fatti per avvolgerti, per tenerti stretta senza lasciarti andare. E quel culo. Grande, sodo, scolpito apposta per far perdere la testa. Ma erano le sue labbra a farti crollare ogni volta, carnose, quasi sempre socchiuse, desideravo solo di essere mangiata viva.

Mi è bastato uno sguardo e il desiderio mi ha bruciato dentro. Mi ha bruciato per anni, silenzioso, nascosto. Fingevo di essere interessata ad Alessandro, alle sue battute sciocche, ai suoi piani per il futuro, mentre nella mia testa c’era solo lei. Roberta. Non potevo farne a meno. Ogni volta che eravamo insieme, nella stessa stanza, cercavo di non guardarla troppo, cercavo di non far capire cosa mi passava per la mente. Ma lei sapeva, lo sentivo. C'era una tensione, un non detto, qualcosa che passava tra noi quando ci sfioravamo per sbaglio, quando mi sorrideva con quel sorriso ambiguo, che sembrava nascondere un segreto, una promessa. E ora, dopo aver scoperto il suo segreto, non ho più bisogno di fingere. Non ho più bisogno di nascondermi. Posso avere quello che voglio.

Quel giorno, tutto è cominciato per caso. Lei aveva lasciato il cellulare nella sua stanza, sbloccato, una porta spalancata sulla sua vita. Io non ci avrei mai pensato, in altre circostanze, a prendere quel telefono, non ero quel tipo di persona, o almeno, così mi dicevo. Ma quando ho visto lo schermo acceso, la tentazione è stata immediata, irrefrenabile. Il pollice ha agito da solo, una carezza morbida sullo schermo, e mi sono trovata lì, davanti alle sue conversazioni.
La curiosità è un animale affamato, una bestia che non si accontenta mai, e in quel momento mi ha divorato interamente. Prima, c’erano i soliti messaggi: amici, impegni, banalità. Ma poi, ecco la verità. Quelle conversazioni non erano normali. Non erano quelle che ci si aspetta di trovare nel telefono di una cognata, in apparenza così normale, che sembra sempre avere tutto sotto controllo. Le parole erano chiare, crude, esplicite. Roberta non era solo quella donna che mi sorrideva dalla cucina, non era solo la sorella di Alessandro. Era una puttana di lusso. Escort, le chiamano, ma la sostanza è quella. E non solo per gli uomini. Lei aveva clienti donne, donne che pagavano per possederla, per fare con lei quello che io avevo solo immaginato. La mia testa girava, il cuore mi batteva in gola, eppure continuavo a scorrere, incapace di fermarmi.
Le parole si facevano più intime, più sordide. I dettagli, espliciti. Non potevo credere ai miei occhi, eppure una parte di me l’aveva sempre saputo. Quella tensione tra di noi, quel magnetismo inspiegabile, non era solo un mio delirio. C’era di più. C’era sempre stato qualcosa di più. Mentre leggevo, la mia mente era già lontana, immaginavo le scene descritte, ogni parola che Roberta scriveva diventava un’immagine, un film che si proiettava dentro di me. Le sue clienti, le sue mani, le sue labbra, quel corpo che avevo desiderato per così tanto tempo, ora mi sembrava ancora più vicino, più reale.
Naturalmente, ho fatto quello che chiunque avrebbe fatto. Mi sono segnata il numero e il contatto Telegram, dove lei organizzava i suoi appuntamenti. Ho memorizzato quel maledetto numero, con la calma di un cacciatore che studia la sua preda, e ho tenuto il segreto per me. Non ne ho parlato con nessuno. Non con Alessandro, che continuava a vivere nella sua bolla di ingenuità, ignaro di tutto. Non con Ricardo, quel povero idiota che usciva ancora con lei, convinto di avere una relazione normale, senza sospettare minimamente chi fosse davvero la donna che lo baciava la sera, che lo abbracciava con quelle braccia che avevano toccato così tanti corpi estranei.
Da quel momento, tutto è cambiato. Ogni volta che vedevo Roberta, il desiderio che avevo nascosto per anni bruciava più forte. Sapevo che ora, con un solo messaggio, avrei potuto avere tutto. Avrei potuto possedere quella donna, consumare quel desiderio che mi logorava dall'interno. Non c’era più bisogno di fingere. Ero io che avevo il controllo.

“Amore mio, purtroppo devo andrea via qualche giorno per lavoro C’è una magagna da risolvere in Sardegna,” disse Alessandro
“Va tutto bene amore,”
“Nessuno fa niente in cambio e da quando mi hanno promosso caposettore devo garatire la massima disponibilità. È un'opportunità incredibile che non posso perdere."
“Hai il mio pieno sostegno, amore mio. Mi mancherai, ma va bene.”
“Domani ho un volo che parte da Bologna nel primo pomeriggio.” .
“Tranquillo, tesoro, ti accompagno io.”

Il giorno dopo l’ho accompagnato all’aeroporto. Un’altra scena, un altro teatro di menzogne. Ho messo in scena la moglie devota, quella che finge una tristezza quasi patetica per la partenza del marito, facendo credere che mi sarebbe mancato più di quanto sia mai stato vero. Ma mentre lui parlava, io pensavo solo a una cosa: come portare a letto Roberta. La voglia di scoparmela mi bruciava dentro.
Avevo tutto pronto. Una SIM nuova di zecca, comprata apposta per giocare sporco, per ingannarla, per farmi passare per qualcun’altra. Per sedurla senza che lei sapesse chi fossi. Il piano perfetto: sua cognata sotto mentite spoglie, un gioco perverso che già mi faceva bagnare solo a pensarci.
Dopo aver salutato quel cornuto e visto sparire verso il terminal, torno alla macchina. Non perdo tempo, neanche un secondo. Mi infilo al posto di guida e prendo subito il cellulare. Le mani mi tremano appena, ma la determinazione è ferrea. Apro Telegram, inserisco il contatto di Roberta. Le dita scivolano sullo schermo mentre digito, fredda, calcolata. Scrivo.

"Ciao. Una amica mi ha parlato di te…”
“Quale amica?”
“Una delle tue clienti…”
“Cosa vuoi?”
“Voglio i tuoi servizi."
“Quali servizi?”
“Lo sai bene, quali servizi…”
“Cosa vorresti fare?
“Tutto.”
“Tutto?”
“Tutto!”
“Ci conosciamo?”
“Io ti conosco bene…”
“Chi sei?”
“Programma completo, con tutto quello che voglio! Voglio fare un sacco di cose con te."
Passa qualche minuto. Lei non risponde. Forse l’ho spaventata. Sto quasi per perdere le speranze, pensando a cosa scriverle quando arriva il bip bip del suo messaggio.
“Per il programma completo i prezzo è molto alto.”
“Posso pagare.”
“Per una sera, servizio compelto, prendo duemila euro. Eventuale cena e albergo sono a spese tue.”
“Posso pagare.”

Abbiamo concordato il luogo dell'incontro. Una suite in un albergo di lusso che mi è costata un occhio della testa, Ma chi se ne frega: mio marito è stato promosso caposettore...

Sono seduta sul letto, le gambe incrociate, il cuore che batte forte, quasi fuori controllo. L’ansia mi sale su per la gola, ma non è paura, è desiderio, quel tipo di desiderio che ti fa tremare. Poi bussano alla porta.
“Entra pure, è aperto,” grido, mentre scivolo nel bagno.
Lei non ha idea di chi la stia aspettando.
Sento la porta aprirsi. Lei entra, i suoi passi sono leggeri, sicuri, e io rimango nascosta, a pochi metri da lei, trattenendo il fiato. Quando finalmente esco, la vedo lì, di spalle. Esattamente come l’avevo immaginata, come le avevo chiesto. Un vestito nero, attillato, che le lascia poco all’immaginazione, corto sopra le ginocchia, le curve del suo corpo che sembrano esplodere attraverso il tessuto. E quel culo. Quell’enorme, magnifico, cazzo di culo che ho sognato per anni. Un culo che implora di essere sculacciato, afferrato, spremuto, leccato, divorato.
I suoi capelli neri cadono sciolti lungo la schiena, lisci, come seta che mi fa venire voglia di affondare le mani e tirare. Sotto il vestito, so già cosa indossa. L’ho voluta così. Reggiseno di pizzo bianco, sottile, che trattiene a malapena quei seni che non riesco a smettere di desiderare. E mutandine dello stesso pizzo, bianche, delicate, pronte per essere strappate via. Ai piedi, quei tacchi a spillo da dodici centimetri, alti, per farmi impazzire ancora di più, per darle quel tocco finale che rende ogni centimetro del suo corpo una dannata opera d’arte da profanare.

“Sono qui! – dico.
“Barbara?!”
Mi guarda con gli occhi spalancati, scioccata.
“Sì. Sono stato io ad assumere i tuoi servizi!”
“M-ma…”
“Ho scoperto il tuo segreto... e ho deciso di sfruttarlo.” dico, avvicinandomi a lei. “Roberta... ho sempre avuto una cotta per te. Sono pazza di te e ti ho desiderato dalla prima volta che ti ho visto. Non mi interessa che tu sia mia cognata. Quindi ho approfittato della mia scoperta…”
“Mio dio Barbara” Non so cosa dire. Sono sotto shock. Non lo avrei mai immaginato! Non mi è mai passato per la mente che tu mi volessi! Non posso credere che tu l'abbia fatto! Non lo dirai a nessuno, vero?”
“Se farai l’amore con me, tutto quello che succede qui sarà solo tra noi due…”
“Giuramelo.”
“Te lo giuro, anche io ho qualcosa da perdere, non vorrei che tuo fratello lo scoprisse.”
“Cosa vuoi fare con me?”

Avanzo verso di lei, come una predatrice che finalmente si avvicina alla sua preda. La bacio. Le sue labbra sono morbide, calde, bagnate, e quando la sua lingua tocca la mia, tutto il mio corpo trema. Non c'è delicatezza, solo fame. Le mie mani scivolano sul suo corpo come se avessi aspettato quel momento da una vita. Stringo quel culo perfetto, sodo, rotondo, e mi sembra di avere tra le mani qualcosa di sacro, immenso, come se stessi toccando la vetta di una montagna proibita.
I seni. Enormi, pieni, straripanti. Li sento tra le mie mani, la carne morbida che riempie il vuoto che ho portato dentro per troppo tempo. Finalmente li stringo, li possiedo. E non è ancora abbastanza. Non sarà mai abbastanza.
Scivolo con la mano sotto il vestito, sento il tessuto che si arrende, si solleva. Il calore della sua figa arriva dritto sulle mie dita, attraverso il pizzo delle sue mutandine che ormai è già fradicio. La massaggio lentamente, sopra il tessuto, godendo di ogni istante. Le dita si muovono lungo l'interno delle sue cosce spesse, la pelle liscia, calda, viva sotto il tocco. Ogni centimetro del suo corpo è una promessa che sta finalmente mantenendo.

“Finalmente sta accadendo!” ansimo. “Lo aspettavo da tanto tempo!”

Per tutte le notti in cui mi sono toccata pensando a lei, venendo in solitudine, con il suo corpo nella mia mente, come un’ossessione. Per ogni volta che ho assaporato il mio stesso nettare, chiedendomi che gusto avrebbe trovato lei, se mi avesse succhiata fino in fondo. Ho immaginato le sue labbra bagnate di me, la sua lingua che mi beveva come fosse l’unica cosa che potesse placare la sua sete. Ogni volta che lo facevo, un feroce orgasmo mi faceva vibrare.

“Baci bene…”, dice.
“Fatti vedere senza vestito.”

Si toglie velocemente il vestito, rivelando solo la lingerie di pizzo bianco. Le mutandine sottili nascondono a malapena la sua figa, mentre il reggiseno fatica a trattenere il seno grosso. La scena e l’abbondanza mi fanno sbavare dalla bocca e dalla figa. Ho scelto il pizzo bianco perché penso che si adatti perfettamente alla sua carnagione chiara, e quel pizzo bianco la rende ancora più sexy di quanto non sia già.

“Posso vederti nuda?” chiede.

Mi tolgo i vestiti per lei. I suoi occhi scorrono lungo il mio corpo, e si morde il labbro inferiore, un segno di desiderio grezzo. Ho un corpo snello, le mie forme non sono paragonabili alle sue. La pelle, bianca ma leggermente abbronzata dal sole, racconta delle mie giornate all’aperto. I seni sono piccoli, discreti, mentre i capelli lunghi e ondulati, castano scuro, incorniciano il mio viso. Gli occhi, da marrone scuro a marrone chiaro, scrutano ogni dettaglio. Alcune lentiggini, ereditate dalla mia mamma dai capelli rossi, punteggiano la mia pelle. Sono solo un pollice più alta di lei e quattro anni più giovane, ma in questo momento, non c’è nulla di più importante.

“Andiamo sul letto,” dico.

Roberta mi spinge sul letto e si siede sulle mie ginocchia. Con un movimento lento, si toglie il reggiseno, rivelando le sue tette grandi e succulente. Le strappo le mutandine con impazienza. Le mie mani si chiudono sul suo seno, la carne calda e viva sotto i palmi. I capezzoli, duri e tesi, si fanno sentire nel palmo delle mie mani. Li succhio, uno e poi l’altro, assaporando la loro consistenza dura sulla lingua. Mi riempio la bocca con il suo seno, succhiando avidamente, il gusto della sua pelle mi invade.
Le bacio entrambi i seni, accarezzo con la mia faccia, immergendomi nella loro morbidezza. Ogni movimento, ogni scossa di quella carne abbondante, ipnotizza i miei occhi, chiama la mia bocca a indulgere. Il loro dondolio, la loro abbondanza, fa sbavare ancora di più la mia figa, che è ormai in uno stato critico di desiderio, completamente allagata.

“Succhiami,” dico. “Molte volte ho immaginato di farmi succhiare da te.”
“Però alzati da letto, appoggiati al muro”
“Come vuoi, amore.”
“Voglio succhiarti in piedi, perché voglio vedere le tue gambe perdere forza quando mi vieni in bocca.”

Roberta si inginocchia davanti a me, il suo sguardo ardente mentre mi passa il dito sulla figa. Poi si porta il dito alla bocca, succhiandolo con avidità, come se fosse una prelibatezza proibita. Finalmente lo inserisce nella mia fessura, mentre con il pollice strofina la mia clitoride, in un movimento lento e deliberato.
Poi, con un'espressione di pura estasi, osserva il filo di liquido denso e trasparente che si stende tra le sue dita, un’oscena ragnatela di desiderio. Lecca il mio miele, succhiandosi le dita fino all’ultimo, come se fossero il ghiacciolo più delizioso che abbia mai assaporato. La scena è un'esplosione di sensualità grezza, un atto di pura lussuria che non lascia spazio a niente se non al piacere.

“È molto bagnata…” dice. “Sono lusingata di provocarti questo effetto. Mia cognata pazza di me… chi lo avrebbe mai immaginato?”

Sento subito la sua bocca affondare sulla mia figa, calda e vorace. La lingua scivola dappertutto, esplora ogni angolo, ogni piega, mentre il suo naso sfiora la mia clitoride, dura, gonfia, pulsante. Lecca, succhia, lecca ancora. Poi infila la punta della lingua nella fessura, mi scava dentro. Ogni movimento mi fa sussultare. Il calore della sua bocca è un incendio. Si sposta, lecca l’ingresso, la lingua si fa strada nella mia carne bagnata, mi possiede con quella carezza liquida.
Il cellulare squilla. E’ Alessandro. Lo ignoro. Lei continua. Lecca, succhia, senza pietà, come se il mio piacere fosse l’unica cosa che conta.

Le afferro i capelli e la spingo con forza contro la mia figa. La stringo con entrambe le mani, strofinandola su e giù, come se fosse un asciugamano ruvido. Sento la sua bocca affondare in me, le sue labbra che mi risucchiano, e il calore esplode dentro. Le gambe mi tremano, la forza mi abbandona, e le vengo in bocca, senza più controllo.

Si alza, mi bacia. Il mio sapore si mescola alla sua saliva, dolce, salato, ferroso. Le giro il corpo, la spingo contro il muro, esattamente come ero io pochi attimi fa. Trovo il suo ingresso con le dita, la sento cedere, accogliermi, completamente aperta, così ricettiva, così bagnata che mi scivola addosso come seta liquida. Inserisco le dita lentamente, sono fradice del suo desiderio, e poi le lecco, assaporandone l’essenza, il sapore ricco e pungente. Il suo odore è una miscela di sudore e miele, così crudo e primordiale da rendermi dipendente.
Scendo, baciandole la pancia, il profumo di pelle e umidità mi riempie le narici. Il calore del suo corpo è una fornace. La sua figa rasata mi si para davanti, liscia e lucida di succhi. La bacio, sento l'umidità scivolare sulle mie labbra, mi abbasso ancora, i suoi piedi nudi, il suo polpaccio tonico, il sale della sua pelle mi inebria. Risalgo, le lecco la coscia, mordendola, assaporando la carne salata e vibrante sotto i miei denti. La lingua scorre lungo l'altro lato, e di nuovo mi fermo a godermi quel gusto aspro e dolce.
Arrivo finalmente al suo centro, il paradiso caldo e pulsante. Ci affondo il viso, lecco dappertutto, non lascio un millimetro inesplorato. Il sapore del suo miele mi invade la bocca, denso, vischioso, un’essenza che cola senza fine, un liquido dorato che mi impregna il palato. Lei si strofina contro di me, le mani nei miei capelli, e io continuo a leccare, a succhiare, a divorare. Il sapore della sua fica è una droga, qualcosa che non voglio più smettere di assaporare.
“Mio Dio!” dice. “Sei così brava!”

La spingo sul letto, il materasso sussulta sotto il suo peso, i suoi occhi mi seguono, lucidi di eccitazione e curiosità. Mi muovo lentamente, prendo la mia borsa, e mentre frugo dentro, vedo che si morde il labbro. Estraggo un tubetto di lubrificante e lo strapon, un fallo extra size che luccica sotto la luce della stanza. Lei lo guarda, poi guarda me, confusa e bramosa allo stesso tempo.
“Che cosa hai intenzione di fare?”
Le sorrido, mentre mi stringo la cintura intorno ai fianchi, il fallo si erge tra le mie gambe come un’estensione naturale del mio corpo.
“Soddisferò il mio desiderio di scoparti,” le dico, godendomi ogni singola parola. “Un desiderio che ho sempre avuto. Da quando ti ho vista la prima volta.”
Lei ride, una risata breve e incerta.
“Sentiti libera,” dice, ma la sua voce trema un po', quasi non ci crede neanche lei a quello che sta dicendo. È lì, a nuda, e non sa ancora cosa l’aspetta.
Mi avvicino, passo una mano lungo la curva del suo fianco, la sua pelle calda sotto le mie dita.
“A quattro zampe!” ordino.
Lei esita un attimo, poi si gira, si mette a quattro zampe sul letto, il suo culo alto, pronto, esposto, una visione che fa battere forte il sangue nelle mie vene. La mia mano scivola lungo la sua schiena, e le stringo i fianchi.
“Ti farò urlare.”

Il culo di Roberta davanti a me è una visione celestiale. Un cuore al contrario, perfetto, le natiche leggermente divaricate, che mi mostrano tutto quello che ho sempre sognato di avere. Poso sul letto il tubetto di lubrificante. Mi metto dietro di lei, prendo lo strapon e lo strofino contro la sua figa bagnata. La sento scivolosa sotto il cazzo, e appena trovo l'entrata, lo spingo dentro lentamente, sentendo ogni centimetro della sua carne accogliermi.
Inizio a muovermi, lentamente, fuori e dentro, poi con più forza. Il cazzo esce quasi tutto e poi rientra con violenza. Nello specchio vedo le sue tette enormi che rimbalzano, e i suoi occhi fissi su di me, come se volessero divorarmi, come se stessero cercando di capire quanto posso darle. La mia mano afferra le sue natiche, le allarga, voglio vedere ogni dettaglio, voglio vedere il cazzo entrare e uscire da lei. Esco di nuovo, solo la punta rimane dentro, poi rientro lentamente, godendomi il suo corpo che mi accoglie, sempre più bagnata, sempre più aperta. I suoi gemiti riempiono la stanza, mischiati al suono dei nostri corpi che si scontrano come applausi umidi e sporchi. Lei viene, tremando sotto di me, e io continuo, lenta, precisa.

Esco piano, vedo il suo miele filare tra la punta del fallo e la sua figa. Lo guardo un attimo, ne prendo una goccia con il dito e me la passo sulle labbra. Poi prendo il lubrificante e lo spalmo sul cazzo. Lubrifico un dito e lo infilo nel suo culo, la sua carne si apre facilmente. Le spargo il lubrificante dappertutto, preparandola, e poi inserisco lo strapon, spingendo lentamente. La sento stringere attorno a me, resto ferma con inserita solo una piccola parte della puntas. Voglio sentirla implorarmi di scoparla,
“Cazzo Barbara! Cosa stai aspettando?” mi dice, la voce spezzata dall’eccitazione. “Inculami, dannazione!”
La sua richiesta è benzina sul fuoco.

Spingo il cazzo di gomma a fondo nel suo culo, lentamente all’inizio, poi sempre più forte. Ogni spinta la scuote, ogni colpo rimbalza contro la sua carne calda. Le do un paio di schiaffi sul sedere, forti, taglienti. La mia mano lascia un segno rosso sulle sue natiche che sussultano a ogni impatto. La sua schiena cede al piacere, il busto affonda nel materasso, mentre il culo resta lì, alto, perfetto per i miei occhi, un’offerta. Le prendo le mani, le intrappolo dietro la schiena. Non può muoversi, la tengo stretta e la scopo forte, veloce, senza tregua.

I suoi gemiti diventano grida, ritmi spezzati, non riesce più a contenere tutto il piacere doloroso che le sto infliggendo. Io sbavo, letteralmente, la saliva mi scorre lungo il mento, il mio corpo esplode di eccitazione mentre guardo lo strapon entrare e uscire dal suo culo. È un ritmo animalesco, brutale. Le urla si fanno più forti, viene, si scuote sotto di me come in preda a una tempesta. Le lascio andare le mani, la vedo crollare sul letto, e io esco lentamente, ammirando il mio lavoro.

Tolgo lo strapon e lo getto, sudicio, sul pavimento.
"Dannazione!" le dico, mentre la guardo ansimare, le natiche ancora tese, aperte. "Sei più troia di quanto pensassi, Roberta. Il tuo culo è spalancato, e io... sono completamente pazza di te."

Mi siedo sul bordo del letto, il corpo che ancora pulsa di calore. Roberta capisce al volo, si mette a terra a quattro zampe, viene verso di me come una belva in caccia. Mi allarga le gambe con decisione, e la mia figa allagata si mette in mostra per lei. La sua lingua scivola tra le labbra gonfie, tracciando il suo percorso di piacere, un filo di saliva si mescola al mio miele. Quando si ritira, lo vedo, sottile e denso, si spezza con un movimento lento, e lei lo deglutisce, con una calma che mi fa impazzire.

“Leccami, leccami ancora così, ti prego”

Lei obbedisce, si mette in ginocchio e affonda la bocca su di me, la lingua ovunque, senza lasciare un angolo scoperto. Si porta le mani ai seni, li strizza come frutti maturi, i capezzoli duri tra le dita. Mi guarda mentre li scuote, le labbra sulla mia figa, e io porto le mani sui suoi seni, li stringo, li afferro con forza, godendo del contrasto tra la morbidezza e l’intensità del suo tocco.
Le sue dita scivolano dentro di me, e sento subito quel vuoto quando si ritirano, un bisogno di riempimento che cresce a ogni movimento. Mi scopa con le dita, forte, veloce, il suono umido della mia figa che risuona tra noi, il suo sorriso malizioso, gli occhi che mi fissano mentre gode della mia vulnerabilità.

"Guarda bene le mie dita quando te le tolgo..." dice, ritirandole lentamente.

Lo vedo: un rivolo di liquido denso scorre da me alle sue dita, che si porta in bocca con un entusiasmo famelico, succhiandole fino a ripulirle.
Si toglie il fiocco dal polso per legarsi i capelli, ma cade a terra. Si china, cercandolo, e io vedo quel culo sporgere perfetto per me.
Non perdo un attimo. Le vado dietro, questa volta è la mia lingua ad affondare nella sua figa calda, mi perdo nel sapore di lei, il nettare che mi scivola in bocca. Lei geme, dimentica del fiocchetto, dimentica di tutto. L'unica cosa che esiste è il nostro piacere. Infilo la lingua dentro di lei, calda, umida, la scopo con la mia lingua, entrando ed uscendo finché non mi viene sulla bocca, riempiendomi di quel sapore dolce, senza lasciarne una goccia.
La mia bocca si muove fino al suo culo, lo lecco dal basso all’alto, lentamente, gustando ogni centimetro di carne. Il suo buco è ancora rosso e spalancato, il suo sapore è ferroso, terroso, con un retrogusto umido e intenso, che mescola note di sudore e carne cruda.
Lei si alza con me, mi fa aprire la bocca, e mi tira fuori la lingua, succhiandomela come se fosse un'altra estensione del piacere, continuando a godere di ogni sapore che ci siamo date.

Esauste, ci accasciamo su letto, tenendoci per mano.

“Senti,” le dico. “Ma le escort non si fanno pagare in anticipo?”
“Scherzi? Non devi pagarmi," dice. “Per la mia cognatina è tutto gratis!”
“Non dirò niente a nessuno. Questo sarà il nostro segreto!”
“Nessuno dovrà saperlo, perché se lo fai, rovineresti le altre volte in cui vorrò passare del tempo con te!”
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